Bowerman: «Donne manager e chef? Yes we can»

È nata a Cerignola, in Puglia. Si è formata professionalmente negli Stati Uniti. Lavora a Roma. Ed è diventata da poco presidente dell’Associazione italiana ambasciatori del gusto, che ha l’obiettivo di valorizzare il patrimonio enogastronomico nazionale nel mondo. Cristina Bowerman, chef di Glass Hostaria, ristorante stellato nel cuore di Trastevere a Roma, è tutto questo e non solo.

Prima di diventare cuoca, si è laureata in Giurisprudenza e ha lavorato come grafica negli Usa. Oggi, con il socio e compagno Fabio Spada (con cui ha un figlio), oltre a Glass dirige anche il locale Romeo nella Capitale. Per alcuni la domanda sorge spontanea: come fa a gestire lavoro e famiglia? «Me lo chiedono spesso», racconta Bowerman a MAG. «Ma è solo una questione di mentalità in Italia, perché negli Stati Uniti non è così. Bisogna dimostrare che non c’è campo che non possa essere rappresentato degnamente da una donna». Per questo «speravo con forza che Hillary Clinton vincesse la corsa alla Casa Bianca».

Lei è mamma, imprenditrice e cuoca. Quindi dimostra che è fattibile per le donne come per gli uomini?
Non ho mai avuto dubbi a riguardo. Ognuno ha la sua storia e la sua personalità, non c’entra il fatto di essere donna o uomo.

In Italia, però, c’è un pregiudizio sulla capacità femminile di svolgere un lavoro così impegnativo in modo autonomo?
Nel nostro Paese si crede che una donna possa essere solo mamma o moglie o professionista, non tutte e tre insieme. E questo pregiudizio provoca un rallentamento dell’entrata delle donne in tutti i campi professionali, compresa l’alta cucina.

Alcuni mesi fa lo chef Antonino Cannavacciuolo si è detto contrario alla presenza di donne nella cucina di un ristorante
Voglio sperare che sia stato travisato… In ogni caso non sarebbe l’unico, ci sono molti chef uomini che la pensano così.

Cosa si può fare per cambiare questa mentalità?
Il governo può sempre dare stimoli, ma non può entrare nel merito perché il business privato è un’altra cosa.

Cosa intende?
Non ci deve essere un’imposizione dall’alto, conta la meritocrazia. Per questo sono contraria alle quote rosa. Bisogna far capire che ci sono tante donne con la stessa forza fisica, resistenza e capacità di comandare degli uomini, anche nella ristorazione.

A proposito, come vede il settore in Italia nel suo complesso?
Credo che sia in ottima forma, ma anche che abbia bisogno di un aiuto da parte di tutti, incluso il governo, per valorizzare il settore come stiamo tentando di fare con l’Associazione ambasciatori del gusto

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