Usa 2016, il vino italiano non teme la sfida Clinton-Trump

L’8 novembre gli occhi di tutto il mondo sono puntati sulla sfida tra Hillary Clintone Donald Trump che fa tremare cancellerie e mercati. Ma i produttori italiani di vino, forti dei numeri dell’export, non sembrano temere l’esito delle elezioni americane.

Indipendentemente dal vincitore della corsa alla Casa Bianca, infatti, il mercato statunitense è destinato a rimanere al primo posto per l’export vitivinicolo made in Italy.

Nel primo semestre 2016, le esportazioni negli Usa hanno fatto registrare ottime performance, per un valore di 655 milioni di euro (+3% sullo stesso periodo dell’anno precedente) trainate soprattutto dal Prosecco che nel 2015 ha raggiunto i 4 milioni di casse con un 22,6% di crescita, duplicando i volumi dello Champagne.

Un trend positivo che è ormai consolidato da diversi anni e che le cantine italiane non credono possa essere cambiato dalle elezioni americane, come dimostra un apposito sondaggio di GamberoRosso.it.

Doriano Marchetti, presidente della Terre Cortesi Moncaro, spiega che «gli Usa rappresentano un mercato maturo e dalle potenzialità ancora inespresse per i vini italiani. Non penso che la vittoria dell’uno o dell’altro candidato sia una discriminante nel successo del nostro export».

Dello stesso avviso Ettore Nicoletto, amministratore delegato di Santa Margherita: «Ritengo che il vino sia oggi in una posizione tale negli Stati Uniti da porlo al riparo da ipotetici cambi nella politica federale. Non immagino stravolgimenti nella crescita della passione statunitense per il vino di qualità».Così Enrico Viglierchio, direttore generale di Castello Banfi: «Non ritengo che il mercato vitivinicolo Usa possa risentire in modo sensibile di chi sarà il prossimo presidente».

Invece per Benedetta Poretti, responsabile della comunicazione di Duca di Salaparuta, «se dovesse vincere Donald Trump ci sarà un maggiore favoritismo dei prodotti vitivinicoli americani (soprattutto i vini californiani), con conseguenze facilmente intuibili per i vini italiani e non solo». Michele Bernetti, alla guida di Umani Ronchi, ricorda che Trump rappresenta un fronte più favorevole al protezionismo e al blocco dei trattati economici (su tutti il Ttip) e ciò costituisce «un problema maggiore per noi esportatori».

Durante la campagna elettorale, Trump e Clinton hanno cercato di prendere le distanze dal Ttip. Il primo perché lo considera «un attacco agli affari americani», la seconda per raccogliere i consensi degli elettori di sinistra, anche se quando era segretario di Stato aveva sostenuto l’accordo di libero scambio Usa-Ue. E, nel caso in cui diventasse presidente, quest’ultima potrebbe riaprire le porte all’intesa.

In conclusione, il mondo vitivinicolo italiano sta alla finestra, consapevole della propria forza negli Usa, senza temere forti scossoni dall’esito voto. Ma in chiave-Ttip (con le dovute tutele per le denominazioni italiane) sembra preferire che alla Casa Bianca arrivi Hillary.

 

Leave a Reply

SHARE